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Beyond the collection

Antonio Citterio interviewed by Stefano Casciani
 
Cambiano le tendenze e le abitudini domestiche, ma le cucine che hai disegnato molti anni fa per Arclinea sono ancora in
produzione. Cosa permette a questi prodotti di resistere tanto a lungo in un mercato molto sofisticato?
 
La nostra collaborazione è iniziata davvero molto tempo fa, nel 1986: il primo prodotto è uscito due anni dopo e da allora abbiamo proseguito sempre insieme questo percorso di ricerca e sviluppo. Abbiamo subito messo le basi di una strategia di prodotto industriale, progettando per componenti “trasversali”: ovvero elementi standardizzati da combinare secondo le diverse esigenze, così da poter creare una cucina personalizzata. Il che non significa rinunciare alla creatività nel disegno, perché insieme alla definizione di queste componenti trasversali, abbiamo ragionato sull’innovazione delle tipologie. Così già quel primo prodotto che si chiama Italia (ed è ancora in produzione, quest’anno compie 30 anni!), ha un chiaro riferimento a un concept professionale: dichiara di allontanarsi dalla tecnologia classica dei “mobili per cucina”, utilizzando come materiale l’acciaio. Per questo ci siamo rivolti a dei fabbricanti che, lavorando per le cucine dei ristoranti, avevano il know-how con cui abbiamo potuto realizzare un modello ancora oggi evergreen per la sua perfezione.
 
In che modo la tua esperienza di architetto ti orienta nella progettazione di spazi per la preparazione e il consumo del cibo?
Nascono da qui i diversi concept di cucina che hai realizzato?
 
Torno al discorso delle tipologie. Nella storia del mio lavoro di architetto che costruisce case ho incontrato molte diverse situazioni. Possono essere quelle personali ma anche quelle professionali: dalle case di amici e clienti agli alberghi, o - più di recente - intere torri d’abitazione. Non voglio dire che per ognuna di queste situazioni ho progettato un diverso prodotto Arclinea, ma sicuramente certe esperienze mi sono servite a capire meglio “a che punto era” - per me, per il pubblico - l’idea di cucina, di come dovrebbe funzionare, di che cosa rappresenta.

Credo che il segreto della “longevità” del prodotto Arclinea sia nel concetto di componenti industriali utilizzabili su diversi modelli e in quello d’innovazione delle tipologie, e non solamente delle forme.

E oggi quale pensi che sia il futuro dello spazio cucina?

Ultimamente - progettando e costruendo edifici alti, torri a uso misto incluso quello abitativo, soprattutto in USA e in Asia -
osservo che certi spazi abitativi si restringono sempre più, a fronte di un aumento dei servizi: questo significa un’abitazione
magari ridotta, dove però rimane l’esigenza e anche il piacere di continuare a ospitare e cucinare per gli ospiti. Specialmente in città come Miami o New York, dove per esigenze anche di rappresentazione è richiesto uno spazio più ampio. Per rispondere a queste diverse situazioni abbiamo sviluppato sistemi di prodotto più flessibili, con il concetto del Closet, iniziato con Convivium e poi sviluppato con Lignum e Lapis: uno spazio racchiuso - con sistema di ante dotate di apertura a scomparsa che contiene vani operativi dedicati. Si può così avere una cucina molto “show cooking” - come si dice in inglese - oppure all’opposto “celata”, dove la funzionalità, le attrezzature, il know how gastronomico - per così dire - esiste ma è racchiuso in un’area riservata, o che quando non viene utilizzata è nascosta alla vista.

Anche le esperienze personali – da quando mi sono sposato, a quando abbiamo avuto figli, a quando i ragazzi sono cresciuti – mi sono servite a capire “a che punto era” l’idea di cucina e come progettarla al meglio.

La qualità di queste cucine non è solo formale e ambientale, ma anche tecnica: con quali prodotti pensi di essere riuscito a
combinare con successo queste tre componenti di progetto? Che importanza hanno per il migliore risultato i dettagli, i materiali?

Penso naturalmente che siamo riusciti con tutti i prodotti Arclinea a combinare bene queste diverse componenti. Abbiamo già
parlato di come abbiamo trovato la migliore tecnologia di produzione con l’acciaio per la cucina Italia. Grazie al perfezionamento della lavorazione abbiamo potuto introdurre recentemente delle finiture come il PVD (cioè Physical Vapour Deposition): una tecnologia speciale con cui si possono fissare sull’acciaio diversi colori attraverso l’evaporazione del titanio. Ne risulta una lega con una superficie ancora più resistente e toni metallici più caldi, adatti anche per chi non ama particolarmente l’acciaio inox. Così quello che era già un classico, la cucina Italia - ma anche un prodotto successivo come Artusi, o l’isola di Convivium - si adeguano a un gusto più sofisticato, oppure, meglio ancora, lo creano.

Non è semplice trovare la tecnica migliore per ottenere funzionamento e finiture perfette, per questo lavoriamo molto sull’industrializzazione per trovare il giusto rapporto costi-benefici.

Funzionalità, stile, estetica: in una tua ideale scala di valori a che posto metti queste componenti nel progetto per Arclinea e più in generale nel tuo approccio di designer?

Fondamentalmente, come in tutti gli altri miei progetti di design, parto sempre dalla funzionalità. Non dico che l’estetica o lo stile nelle cucine non abbiano importanza: ma prima dobbiamo occuparci delle questioni funzionali, di organizzazione degli spazi e degli strumenti necessari. Ad esempio, quando abbiamo realizzato nel 2008 la cucina Lapis - un monolite monomaterico nato in pietra e poi realizzato anche in acciaio - abbiamo lavorato molto sulla forma del grande piano e sui dettagli. Anche lì il concetto di fondo era però funzionale: poter ricevere da un lato gli ospiti e sul lato opposto concentrare tutte le attrezzature operative.

Quindi in questi prodotti rientra anche l’idea della “cucina scultura”? O è sempre più importante il concetto spaziale che c’è alla
base di ogni nuovo progetto?

Un prodotto formalmente molto caratterizzato può avere una sua dignità, ma deve comunque tenere conto dell’idea di componenti come sistema. Pensiamo sempre a sviluppi futuri, che però non mettono in crisi le soluzioni già perfezionate, ma le integrano dentro il sistema di componenti più generale. Anche nella cucina più recente, Principia, con il concetto di spazi più aperti e altri più chiusi (come il grande volume architettonico che presentiamo quest’anno nel nuovo spazio Arclinea in Via Durini a Milano) abbiamo voluto integrare al meglio tutti gli aspetti che fanno della cucina un vero spazio abitabile. E credo che anche questa volta abbiamo raggiunto l’obiettivo.


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